Sedetevi. Intrecciate le dita di entrambe le mani, ponetele sulla testa e leggete attentamente. Potete scorrere la pagina premendo con il gomito destro la freccetta sulla tastiera.
“Guardami! Guardami”.
Avevo nove anni. Più o meno l’epoca in cui Giuseppe Casella, “quel gran figlio di una paragnosta” di Jucas, riusciva ad ipnotizzare, camminando contemporaneamente sui carboni ardenti, un intero pubblico che imbarazzato, e anche un pò terrorizzato, eseguiva alla lettera i suoi ordini psicometafisici. Ci provai con un pulcino. Lo guardai fisso negli occhietti, roteai le mani e il pulcino improvvisamente cadde su un fianco. In seguito alla caduta, si rialzò improvvisamente e scappò ad alette levate. Lui in una direzione, io nell’altra. Verso mia madre. Lei sdrammatizzò l’accaduto. Ma per un pò si rifiutò di guardarmi negli occhi. Fin quando non scoprimmo che era semplice ipnotizzare un pollo.
Dopo circa 50-60 giorni, dal pulcino si passa alla sopracoscia disossata (detta anche anchetta e forse finalmente sono riuscita a capire che la coscia è l’insieme del fuso e della sopracoscia) , la bistecchina della ricetta che il mio macellaio prepara quasi tutti i giorni. Non sono un’amante del petto di pollo e questa soluzione, avendo cura di eliminare i pezzettini di grasso più evidenti, si presta bene quando voglio prepararmi un piatto leggero e invitante. Oggi gli ho fatto prendere una bella sbronza, marinandolo semplicemente nel vino bianco. Con lo stesso vino, non quello della marinatura però (anche se ho letto che si fa anche così, anzi forse si dovrebbe fare così), mi sono spinta oltre, ho indossato la mia toque blanche e ho preparato anche un’agrodolce riduzione. Lo so, la riduzione vera e propria si fa con il vino rosso, più ricco di molecoline saporite e profumate. Inutile dire che migliore è il vino, migliore è la riduzione. Si potrebbe poi arricchire con una noce di burro o farla addensare ulteriormente mischiandola ad un roux, quel composto di burro e farina usato nella preparazione della besciamella. Qui non l’ho fatto altrimenti mi saltava il tag “Ricette leggere”. Se proprio la vostra dieta è ferrea, potete tranquillamente eliminarla, ma io la consiglio vivamente, anche perchè se ne usano poche gocce, che però solleticano il palato a sorpresa, esaltando il gusto delle verdurine. E se a questo si aggiunge la croccantezza dei pistacchi, vi dimenticate che state mangiando pollo. State continuando a tenere le dita intrecciate?
Diciamo per due persone:
- 2 sopracosce di pollo disossate
- 500 ml di vino bianco (200 ml per la marinatura e 300 ml per la riduzione)
- rosmarino e anice verde
- uno spicchio di aglio
- un cucchiaio e mezzo di zucchero semolato
- una manciata di pistacchi (quelli da sgranocchiare)
- 3 zucchine novelle o di più, se proprio volete strafare
- songino o altre verdurine da insalata
- sale e olio quanto basta
Mettere a marinare le bistecchine in frigo con 200 ml di vino, il rosmarino, l’anice e lo spicchio di aglio, per minimo tre ore.
Affettare le zucchine e grigliarle su una piastra di ghisa o una elettrica. Salare e aggiungere un filo di olio.
Tritare grossolanamente i pistacchi sgusciati, con un coltello è meglio.
Preparare la riduzione, mettendo in un pentolino 300 ml di vino con lo zucchero, un pò di rosmarino e l’anice. Mescolare e far evaporare gentilmente l’acqua e l’alcol (contenuti nel vino) a fuoco bassissimo. Prima che si riduca del tutto filtrare, per eliminare le spezie, e rimettere sul fuoco. Il risultato sarà una cremina densa tipo caramello. Spegnere il fuoco e far raffreddare. Con quel quantitativo di vino ne ho ottenuto circa un cucchiaio.
Preriscaldare la piastra e grigliare il pollo, precedentemente tamponato con un pò di carta da cucina e battuto delicatamente con un batticarne. Salare, aggiungere un filo d’olio extravergine di oliva, cospargere di pistacchi e impiattare insieme alle zucchine e le verdurine (anch’esse leggermente condite con sale e olio). Aggiungere qualche goccia di riduzione di vino.
Potete sciogliere le dita.
Buona giornata!